SUICIDIO ALLARGATO
Come può un genitore uccidere il proprio figlio uccidendosi?
Nella clinica tale comportamento viene identificato con il termine suicidio allargato: un patologico ed erroneo estremo gesto d'amore.
In una condizione di profondo disagio psichico, il mondo esterno
viene percepito come un luogo crudele e fonte di ogni male.
Come può un bambino vivere in un mondo tanto terribile
che neanche un adulto tollerare?
Uccidersi risulta l'extrema ratio a tanto dolore e, non potendo lasciare
i propri figli da soli, con se' ci si porta ciò che è più prezioso.
Osservare, ascoltare e sentire chi è vicino a noi
ci permette di poter cogliere, forse, alcuni segnali che permettono
di anticipare e prevenire agiti estremi.
Non ci si può proteggere da se stessi, ma forse imparare a comunicare
ed ascoltare può far sentire meno soli.
ELABORAZIONE DEL LUTTO
L'elaborazione del lutto prevede il susseguirsi di alcune fasi.
Dall'assoluta disperazione al dolore, alla depressione per poi arrivare all'accettazione. Il dolore non passa, non si esaurisce,
con il tempo diviene più accettabile e si impara a convivere con esso.
Non ci si deve opporre a un dolore: lo si accetta e da esso ci si deve lasciare attraversare, un po' come quando stanchi in mezzo al mare ci mettiamo
a stella e ci lasci iamo attraversare dalla corrente. Se ci si oppone il rischio
è quello di farsi sopraffare, un po' come in mare agitandosi
e muovendosi troppo il rischio e' andare a fondo.
Accettare il dolore. Imparare a riconoscere le emozioni ad esso legate. Recuperare il valore dei ricordi positivi.
Nell'elaborazione del lutto il lavoro psicologico consiste soprattutto
nell'aiutare ad accettare il proprio dolore supportando il paziente
ad imparare a convivere con esso e trasformarlo in risorsa.